giovedì 5 giugno 2008

Platone e le Dottrine non scritte-Giovanni Reale

Giovanni Reale è uno dei massimi studiosi della filosofia antica; egli ritiene che in essa, l’uomo occidentale, possa ritrovare e riconoscere, e quindi recuperare, le proprie radici di pensiero.

Egli sostiene che, per liberarci da tutti i mali che ha prodotto il nichilismo nell’animo dell’uomo, sia necessario ritornare alla sapienza degli antichi.

Egli recupera, quindi, grandi classici quali Socrate, Aristotele, Plotino e S Agostino ma, in particolare, il suo profondo amore, e punto di incontro tra la metafisica della classicità e quella della modernità, non può che essere Platone.

Nel dialogo platonico, Il Fedone, in cui Socrate è costretto a bere la cicuta, Platone affronta il tema dell’anima.

Fondamentale il finale in cui il filosofo della maieutica, avendo già ingerito il veleno mortale, esorta i suoi discepoli, ad offrire un gallo a esculapio, in segno di ringraziamento per la liberazione dalla vita; l’anima è immortale ecco il punto di incontro e il continuum, tra la metafisica greca e quella occidentale moderna, che passa e si rafforza dalla filosofia medievale, la scolastica.

Reale immette anche in Italia un nuovo studio di Platone, mettendone in crisi l’idea romantica del filosofo, che risale a Schleiermacher, rivalutando le dottrine non scritte, di cui parlano i discepoli di Plaotne, partendo da una fonte sicuramente attendibile quale quella di Aristotele.

Ma è infondo Platone stesso che afferma che la sua dottrina va cercata altrove, ma forse prova ancora più tangibile è che sono gli scritti stessi del filosofo a “richiedere” una dottrina ulteriore, probabilmente esoterica e non accessibile a tutti,: possibile che il corpo degli scritti platonici non presenti una unità sistematica?

Probabilmente, allora, a ragione, il vero Platone andrebbe cercato nelle “dottrine non scritte”(o forse sarebbe più corretto dire che andrebbero trovate queste dottrine all’interno di altre opere di seguaci di Platone).

Reale stsso, che sostiene appunto la presenza nella filosofia di Platone di una parte “esoterica” non parla però di iniziazione, ma di studi, verità e dottrine che venivano offerti solo ai discepoli dell’ Accademia.

Chiaro è, quindi che non si parla di alcuna “setta Platonica”, non esistono “culti misterici Platonici”, sebbene la cosa potrebbe essere moto interessante e suggestiva.

Cè stata, e ci sarà probabilmente, una disputa tra i sostenitori dell’esoterismo di Platone e gli anti-ersoteristi, i primi sostenitori di effettive dottrine “segrete” e i secondi che cercano il filosofo Platone all’interno, e solo all’interno, di quello che ci è giunto fino ad oggi.

Ma infondo, se si legge la lettera VII del Fedro, Platone stesso dichiara che lo scritto non può mai rappresentare la cosa più seria per il filosofo, se è veramente tale, si asterrà da scrivere le cose di vero valore.